BORDIGHERA: LA PATRIA ITALIANA DELLA RACCHETTA
(di Alberto Giacca – 1978)
Nel mondo tennistico si da per scontato il fatto che Bordighera sia la patria Italiana della racchetta. Spinti dal desiderio di approfondire la questione, ci siamo rivolti al Presidente della S.I.R.T. di Bordighera (Società Italiana Racchette Tennis S. p. A.), Rag. Giovanni Billour, il quale ci ha fornito quella che ci pare una più che esauriente risposta. <<>. Infatti nel corso di una visita a questa fabbrica di mobili, il Capitano C.W. Murray, membro della F.I.L.T., ed ottimo giocatore, rimase profondamente ammirato dalla precisione e maestria con cui veniva lavorato il legno, e si rese immediatamente conto che quella azienda, opportunamente ristrutturata, avrebbe potuto costruire valide racchette per l’esigente comunità inglese residente a Bordighera. Si sarebbe così evitato agli inglesi di dover ordinare per corrispondenza e di attendere a lungo le racchette dalla madre patria. Fu così che su consiglio del Capitano Murray, i proprietari (i soci Nada e mio padre) iniziarono la produzione di racchette fondando la S.I.R.T.
Non dovette essere indifferente ad una rapida espansione della società la vicinanza tra la fabbrica ed i prestigiosi campi del Bordighera Tennis Club (non più di duecento metri di distanza). Infatti una racchetta non può essere giudicata che dopo attente e continue prove sul campo da gioco, prove che mio fratello Federico fece direttamente secondo il suo motto: <>.
Su questa strada la S.I.R.T. fu tra le prime fabbriche in Europa, o forse la prima, che cominciò a costruire racchette in legno stratificato, cioè con la testa a strati, anziché in un solo pezzo. Sull’onda del successo raccolto fra i tennisti di tutto il mondo con tale rivoluzionaria tecnologia di fabbricazione, la vecchia industria di mobili dal 1920si dedicò esclusivamente alla produzione di racchette>>.
Alla nostra successiva domanda sul perché la produzione di racchette <<made in Bordighera>> è conosciuta tra i tennisti di tutto il mondo, ci è stato risposto: <
Questo grande continuo successo è dovuto senza dubbio al paziente affinamento della tecnologia produttiva, cioè il vero segreto industriale che ha portato a conciliare l’eleganza stilistica, la robustezza e la flessibilità della racchetta>>.
Per renderci conto di persona del modo in cui nasce una racchetta in legno stratificato ci siamo recati a visitare lo stabilimento della S.I.R.T. di Bordighera, accompagnati dai titolari, i fratelli Billour. Cominciamo dal reparto stagionatura dove vengono convogliati i tronchetti di frassino che sono fatti stagionare per alcuni mesi. E’ preferito il frassino di una qualità particolare per le sue elevate doti di elasticità e di resistenza allo sforzo, mentre vengono usati il faggio ed altri legni pregiati per parti senza funzioni meccaniche, come il riempimento del manico ed il centro del cuore. Dal magazzino di stagionatura, il legno viene trasferito in segheria dove per mezzo di una sega piallatrice speciale, viene tagliato in sottili strati, da cinque a otto, fra i quali, a secondo dei casi, uno o due in fibra. Passano poi nel reparto incollaggio dove si adoperano colle particolarmente studiate.
La racchetta in embrione viene successivamente posta in magazzini bui a temperatura costante, al fine di ottenere una completa essicazione delle colle ed il consolidarsi della curvatura dei legni. Le maxi-racchette (così si possono chiamare perché di spessore circa doppio rispetto a quello delle racchette finite) vengono tagliate longitudinalmente per mezzo di una sega circolare. Si procede poi alla piallatura ed alla smerigliatura in modo da far perdere ogni ruvidezza, e contemporaneamente vengono arrotondati gli spigoli. Alla nostra racchetta che ha così raggiunto la sua forma definitiva vengono, con macchine speciali ideate dai titolari della S.I.R.T., praticati i fori necessari al passaggio delle corde, operazione questa molto delicata che richiede perizia e precisione non comune. Terminata la foratura, ai telai opportunamente pesati uno per uno, vengono applicati i rinforzi circolari per aumentarne la robustezza. In un secondo tempo si inseriscono i manici, il che permette tramite l’apposizione di piombi all’interno degli stessi, di ottenere le bilanciature più svariate a seconda delle diverse esigenze dei tennisti in tutto il mondo. La decorazione e la verniciatura sono le ultime due fasi: la decorazione consta dell’applicazione di multicolori filetti che rendono l’aspetto della racchetta sempre più gradevole alla vista; mentre la verniciatura viene effettuata con speciali lacche che non screpolano né ingialliscono. Il telaio in legno è così terminato: starà ora al giocatore scegliere il tipo di accordatura più adatta alle proprie caratteristiche di gioco per poter iniziare il <>.
Subito dopo questa visita, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare sempre alla S.I.R.T. a Bordighera anche il Dott. Prouse ed il Dott. Pietra , rispettivamente Presidente ed Amministratore delegato della Maxima S. p. A di Milano. Non è un caso poiché le racchette con il marchio Maxima, da oltre 40 anni, vengono prodotte dalla S.I.R.T. di Bordighera.
Anche al Dott. Prouse ed al Dott. Pietra abbiamo posto alcune precise domande sul mercato del settore. Come sta andando il settore del tennis in Italia? <>.
Ma è così importante e difficile l’esperienza nella fabbricazione di racchette o è più utile una buona pubblicità? <>. E la questione dei materiali? E’ preferibile il legno, il metallo o la fibra di vetro? << Come già detto, le racchette da tennis usate prevalentemente in tutto il mondo sono di legno (il 70 % circa) in quanto questo materiale può garantire caratteristiche di elasticità estremamente difficili da imitare con i nuovi materiali. Molte aziende pubblicizzano legni esotici, dai nomi roboanti, ma dobbiamo dire che i legni più usati sono limitati e nel loro <> sta il vero segreto della fabbricazione di racchette: è un segreto che solo una lunga e concreta esperienza può dare. Vorrei dire ancora che le racchette fabbricate con nuovi materiali, e mi riferisco soprattutto alla fibra di vetro, cercano di imitare più che perfezionare le caratteristiche delle migliori racchette in legno. Difatti: non è stata ancora trovata una tecnologia su nuovi materiali che possa più che imitare, migliorare le caratteristiche eccezionali della racchetta in legno. Noi ad esempio stiamo studiando nuove racchette da ben due anni e le presenteremo al pubblico nel 1978 quando tutti i collaudi ci confermeranno la sicurezza qualitativa del nostro prodotto.
Vorremmo concludere che costruire una buona racchetta è un po’ come fare un violino <>: nel tempo molti hanno cercato di rifarlo, anche usando nuovi materiali, ma non sono ancora riusciti nell’intento. La S.I.R.T. è un po’ come uno Stradivari, molti possono imitarlo ma il difficile è perfezionarlo>>.
Testo scritto da Alberto Giacca, tratto dal Libretto del centenario del Bordighera Lawn Tennis Club 1878.